Apollo e Dafne
- Arianna Manto
- 19 mar 2018
- Tempo di lettura: 4 min
Questo lunedì voglio raccontarvi di un altro mitologico amore, o meglio, deciderete voi se chiamarlo amore o meno.

Ormai avete una certa dimestichezza con dei, ninfe, semidei... e sono sicura che vi ricorderete di Apollo, dio delle arti, della luce, divinità oracolare e non ultimo: eccellente arciere. Fu proprio questa sua dote da Robin Hood d'altri tempi a metterlo nei guai.
Infatti, il divo Apollo divenne una vera e propria star dopo aver ucciso, scoccando una delle sue frecce, il serpente Pitone, che si diceva avesse tentato di stuprare sua madre Leto.
Di certo anche il nostro Apollo non era famoso per la sua modestia e un giorno trovatosi insieme al giovane Cupido esclamò:
Cupì, caro mio, lassa perdiri cu si frecce, un su cosa pi tia! Sono cose da uomini. Tu lanci una freccetta e spezzi i cuori, io salvo vite, uccido mostri... a cu ha fari arridiri tu?[1]
[1] Cupì, caro mio, lascia perdere con queste frecce, non fanno per te! Sono cose da uomini. Tu lanci una freccetta e spezzi i cuori, io salvo vite, uccido mostri... chi devi far ridere?
Immaginate un po' se il figlio della bella Afrodite riuscì a sopportare l'affronto:
Apollo bello, tu ucciderai anche mostri e tante belle cose, ma iu ni fazzu di dannuuu si vogliu, ca mancu li pistoli, no li frecce! Vo vidiri? [2]
[2] Apollo bello, tu ucciderai anche mostri e tante belle cose, ma io ne faccio di danni se voglio, che neanche le pistole, altro che frecce! Vuoi vedere?
Così disse e puuf! Due frecce scoccarono dal suo arco: una dorata, che suscitava amore, contro il potente Apollo, l'altra con l'anima di piombo, che aveva l'effetto opposto, sulla bella Ninfa Dafne, figlia del fiume sacro Peneo che scorre in Tessaglia.
Apollo che si un vidia lu santu un cridia a lu miraculu [3] dovette ricredersi sui poteri del giovane Cupido. Immediatamente testò sulla sua persona quale forza avesse la sua freccia e come invasato cominciò ad importunare la bella ninfa.
[3] Che se non vedeva il santo non credeva al miracolo.
Dafne, gioia mia, ma tu lu sa cu sugnu iu? A chi sugnu nuddu di li cristiani? Apollo sugnu, divinità delle divinità, ospite in tutti talk show dell'Olimpo negli ultimi sei mesi, tridici fa cu mia! [4]
[4] Dafne, gioia mia, ma tu sai chi sono io? Non sono mica uno qualunque! Sono Apollo, divinità delle divinità, ospite in tutti i talk show dell'Olimpo negli ultimi sei mesi, con me è come se facessi tredici al gioco!
C'è una cosa che ancora non sapete di Dafne; di pretendenti ne aveva a mai finire, ma aveva preso una scelta drastica: voleva rimanere nubile tutta la vita, come la sua amata dea Artemide. D'altronde, si pensa che le donne moderne ed emancipate esistano solo oggi? Dafne non aveva bisogno di un uomo, non lo desiderava e non lo avrebbe accettato, neppure se fosse stato Zeus in persona.
Intanto Apollo inaugurava la prima forma di stalking della storia.
La povera Dafne non aveva tregua, ovunque lei andasse lui era lì ad osservarla, a sussurrarle parole dolci, a pregarla di diventare sua sposa... una vera tortura!
Dafne, amore mio, non scappare! senza curriri, accura ca cadi! Oh matri quantu mi fa preoccupari! A chi va currennu? io ti amo, fermati, non si addice ad una signorina come te questa maratona! Apollo sugnu, a veru un ci capisci? N'haiu di terre e possedimenti ca na regina ti fazzu divintari! [5]
[5] Dafne, amore mio, non scappare! Non correre, stai attenta che cadi! Oh, mamma mia, quanto mi fai preoccupare! Ma perchè corri? io ti amo, fermati, non si addice ad una signorina come te questa maratona! Sono Apollo, sul serio non lo capisci? Ho così tante terre e possedimenti da farti diventare una regina!
A furia di correre Dafne non si sentiva più i piedi, era stanca di quella corsa contro la sua volontà. Perché una donna non poteva permettersi di rifiutare un pretendente? perché doveva farla sua a tutti i costi? è davvero così difficile accettare un rifiuto? me lo chiedo oggi più che mai.
Così , trovandosi nei pressi delle acque paterne del fiume a lei caro, immagino che abbia esclamato:
Papà, ti prego, tu che sei una divinità fluviale, liberami di sta tortura! Megliu schetta e amari a diu, ca mala maritata! [6]
[6] Meglio single e passare una vita di preghiera, che sposata contro la mia volontà.
Il padre, che leggeva negli occhi la disperazione della povera figlia, ormai in corsa da giorni, decise di esaudire il suo desiderio. Apollo incalzava sempre di più e ben presto l'avrebbe raggiunta. Così, durante la corsa, Dafne cominciò a sentire i piedi farsi pesanti, le braccia rigide e il corpo mutare tutto nel suo insieme: le sue preghiere erano state ascoltate e pur di liberarla da quell'uomo, il padre l'aveva tramutata in un albero.
Apollo non riuscì a credere ai suoi occhi, proprio quando la sua amata si era fermata, aveva perso quelle dolci sembianze di cui si era innamorato.
Ma, vi ho già detto che Apollo fa parte di quella categoria di uomini che non sanno accettare un rifiuto e ,in tutta sincerità, a me non fa poi così simpatia.
Cosa avrebbe potuto fare a quel punto? Abbracciò quell'albero a lui ormai tanto caro e , preso da quell'amore malsano, le parlò così:
Se non potrò averti come mia sposa, almeno diventerai il mio albero sacro. Le tue foglie saranno sempre verdi e rigogliose e con queste verranno incoronati tutti i vincitori!
La povera Dafne, dalla sua corteccia, non potè far altro che abbassare le fronde come per annuire. Forse non si era liberata di lui, ma, se non altro, era stata padrona del suo destino.
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