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Falaride

  • Immagine del redattore: Arianna Manto
    Arianna Manto
  • 3 mar 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Sono tornata! Non so quanti di voi abbiano atteso il mio ritorno, ma a me è mancato scrivere. Qualche giorno fa vi ho rivelato il motivo della mia assenza: dopo varie peripezie, mi sono laureata. Ebbene sì, dottoressa in lettere classiche! Quale fosse l'argomento della mia tesi, è stata ultimamente la seconda domanda più frequente, dopo "e adesso che farai?" Così, ho pensato di parlarvene. Condivisibile o meno, ho deciso di trattare un argomento che riguardasse la mia terra: Falaride, tiranno di Agrigento di VI a.C.

Noi siciliani non dovremmo mai dimenticare di essere stati Greci, anzi, dovremmo assumere una maggiore consapevolezza a riguardo. Allora, ecco a voi un racconto che ha i tratti del mito e le coordinate della storia. Vi ho spoilerato che Falaride fu tiranno di Agrigento, ma quando? Dal 572 al 556 a.C. circa. Ma come si diventa tiranni, così, da un giorno all'altro? Falaride prima di diventare il tiranno crudele per antonomasia, fu un aristocratico, un personaggio dell'Agrigento bene del VI a.C. La smania per la poltrona, dovete sapere, non è una novità, e ce lo dimostra il nostro personaggio. Da buon aristocratico, il caro Falaride, si inserì subito nel primo governo oligarchico della città, un governo di pochi, una cosa "quattro amici e lu ziu Cola" nelle mani delle più abbienti famiglie del tempo. Ma non gli bastava. Falaride, aveva già un posto di spicco, era uno di quelli che contavano, eppure, si sfirnisciava [1] e si sfirnisciava su come ottenere pieni poteri e farsi signore di Agrigento.


[1] scervellarsi, pensare e ripensare.


La soluzione? Più attuale che mai: lo strumento più potente in assoluto è la paura!

Ad Agrigento si stava costruendo un tempio in onore di Zeus Polieus (non sfirnisciatevi a cercarlo alla Valle dei Templi, è andato verosimilmente distrutto!), i preparativi fervevano, i lavori erano in corso e la cittadinanza era ben lieta di ingraziarsi, cu quattro chiappi [2], il favore del dio.


[2] con pochi massi, con una piccola opera di costruzione.


Tutto rientrava nella normalità, fin quando Falaride non si mise a siminari zizzania:

Oh, ma metti chi qualcuno di notti e notti s'arrobba stu materiale, comu si costruisce sto tempio? Ricominciare da capo, arrè: cave di tufo, cosi, cunti... ci vuole qualcuno che sorvegli i lavori, anzi, bisogna cintare l'acropoli! niente panico, se volete, me ne occupo io, a buon rendere![3]

[3] Oh, mettiamo il caso che qualcuno, durante la notte, rubi il materiale, come si costruisce il tempio? Bisognerebbe ricominciare da capo, di nuovo: cave di tufo, rifare tutto...


Gli rese, eccome se gli rese! Durante i festeggiamenti in onore di Demetra e Kore, Falaride, con un pugno di mercenari, assediò l'acropoli e cominciò a cingerla, rassicurando tutti: fate fare a me, potrete dormire con le porte aperte da oggi in poi! Mi ricorda tanto qualcuno, a voi no? Insomma, da quel momento in poi, Falaride ottenne il pieno controllo della città e per sedici anni circa mantenne il suo ruolo. Ma perché molti lo ricordano per la sua crudeltà? Che fece di così aberrante? Eh, per saperlo vi tocca attendere il prossimo articolo, ci ho costruito un'intera tesi di laurea sopra. Intanto, vi ho presentato Falaride, così come la tradizione lo ha presentato a me: un uomo senza scrupoli che si è servito del sentimento più potente al mondo per raggiungere i suoi scopi, la paura. In quanti ancora oggi cercano di far leva sulle nostre paure per ottenere il controllo, su qualcosa, su qualcuno? E poi mi dicono che studio cose inattuali.

Alla prossima.





 
 
 

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