Edipo
- Arianna Manto
- 12 feb 2018
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 14 mar 2018
Per non perdere l’abitudine, questa settimana, voglio parlarvi di un’altra Royal family: quella di Tebe.

I regnanti in questione sono Laio e Giocasta che dopo anni di matrimonio non riuscivano ancora ad avere un bambino; se la mancanza di un bambino in casa può essere una sofferenza per qualsiasi coppia, per il re di Tebe era una vera e propria disgrazia non avere ancora un erede; così, disperato, Laio decide di rivolgersi all’oracolo di Delfi, solo la Pizia avrebbe potuto togliergli ogni dubbio. Il re, indubbiamente, non si aspettava il responso che ricevette: il bambino, nato dall’unione con Giocasta, un giorno lo avrebbe ucciso e poi sposato la madre. Poteva esserci disgrazia peggiore? Sconvolto dalla notizia Laio decide di ripudiare la moglie, sarebbe stata quella l’unica soluzione per non avere un figlio da lei; ma Giocasta, ca giusta un ci quatrava(1), riuscì a far ubriacare il marito e giacere con lui.
1.“alla quale non quadrava bene la situazione”
Quando si dice che noi donne abbiamo sempre una marcia in più! Da quella unione nacque un bambino, ma Laio non avrebbe potuto permettere che la predizione della Pizia si avverasse e così prese il bambino, gli fece forare le caviglie per far passare una cinghia e lo abbandonò nella foresta per darlo in pasto alle bestie. Come vedete, questa storia di abbandonare i figli l’avianu pi viziu.(2)
2.“era quasi un vizio”
Le cose, però, non vanno mai come si spera e il bambino fu trovato da un pastore che decise di portarlo dalla moglie del re di Corinto. Si passa di Royal family in royal family, era destino che il piccolo dovesse essere un reale. Il bambino fu allevato alla corte del re di Corinto e chiamato Edipo. Pensate quanto possa essere semplice la vita di un bambino che si chiama “piede gonfio”. Immagino già i compagnetti prenderlo in giro:
“pedi ciuncu, storpiu, non puoi giocare a calcio con noi!"(3)
3.“dal piede zoppo, storpio”
Un’infanzia triste quella di Edipo. Ma le bugie hanno le gambe corte, da me si direbbe “ammuccia ammuccia ca tuttu pari”(4).
4.“per quanto tempo si possa nascondere una bugia, prima o poi viene a galla”
Edipo non sapeva di essere un trovatello, ma ben presto lo scoprì. Polibo, il padre adottivo, cercò in tutti i modi di convincere il giovane a non credere a quello che si diceva di lui, adducendo le più fantasiose somiglianze:
“beddu me, a un si vidi ca si me figliu? Un ti n’adduni? Ssi buchi chi ha nti li pedi di famiglia su, genetici!”(5)
5.“non è evidente che sei mio figlio? Davvero non te ne accorgi? Quei buchi che hai alle caviglie sono una caratteristica di famiglia, genetici!”
Ma Edipo, ca avi ana bella crozza(6), decise di consultare ugualmente il più illustre oracolo della Grecia: ancora una volta la Pizia.
6.“che era davvero cocciuto”
Io già la vedo la Pizia stizzita all’arrivo di Edipo:
"Oh bedda matri, na vota l’unu fannu, una lu patri, e l’atra lu figliu! Chi malabbentu chi hannu!(7)"
7.“oh mamma mia! Continuano a fare vai e vieni, una volta il padre e l’altra il figlio!”
Ancora una volta, le parole della Pizia furono tremende, Edipo scoprì il suo vero destino: dover uccidere il padre e sposare la madre. Così, conosciuto il suo triste avvenire, Edipo decide di scappare da Corinto per evitare che la profezia si compisse; armi e bagagli e il giovane si avvia, guarda caso, verso Tebe.
Vi sarete già accorti che la sorte si era proprio accanita con Edipo e così, come se non bastasse, chi incontra lungo la strada verso Tebe? Il suo vero padre, Laio. Lo so, in questo momento vi sentite catapultati in una puntata di beautiful, se aspettate arriva anche Brooke. Come predetto, durante uno scontro con il cocchio di Laio, Edipo uccide il padre, non conoscendone la vera identità. Laio, prima che la morte per mano del figlio lo colpisse, stava andando ancora una volta a consultare l’oracolo di Delfi perché a Tebe una sfinge stava facendo piazza pulita di tebani. Per intenderci, la sfinge era un essere alato, con corpo di leone e testa di donna, un aciddazzu di lu malaguriu(8), che poneva lo stesso indovinello ad ogni passante e se il mal capitato non fosse stato in grado di rispondere, la sfinge avrebbe banchettato a sue spese.
8.“un uccello del malaugurio”
Lungo la strada verso Tebe anche Edipo ebbe l’onore di incontrare la famosa star di Tebe: la sfinge. Gli indovinelli che poneva la sfinge erano due:
1. Qual è l'essere che cammina ora a quattro zampe, ora a due, ora a tre che, contrariamente alla legge generale, più zampe ha più mostra la propria debolezza?
2. Esistono due sorelle, delle quali l'una genera l'altra, e delle quali la seconda, a sua volta, genera la prima.
Chi sono? Pensate che in tutta Tebe, nessuno era mai riuscito a trovare la risposta a uno dei due indovinelli, ci voleva il nostro Einstein dei poveri per risolvere l’enigma. Edipo, senza pensarci troppo, rispose subito alla prima domanda: “l'uomo, perché esso cammina durante l'infanzia, a quattro gambe, poi a due, e infine si appoggia ad un bastone nella vecchiaia”; non contento, rispose anche al secondo indovinello: “il giorno e la notte, semplice.” La Sfinge, si dice che per la vergogna si buttò da una rupe o che fu Edipo stesso a spingerla. Ni la puliziamu!(9)
9.“L’abbiamo fatta fuori!”
Intanto, a Tebe, il fratello della regina Giocasta, aveva promesso di dar in sposa la sorella a chiunque fosse stato in grado di risolvere l’enigma della sfinge. Detto, fatto. Edipo arriva a Tebe vincitore e, ricompensa delle ricompense, sposa la regina. Vi avevo promesso una Brooke ed eccola qui, Giocasta, infatti, era la vera madre di Edipo, ma nessuno dei due era a conoscenza della verità. Edipo e Giocasta ebbero un matrimonio felice, dal quale nacquero anche quattro figli: Eteocle, Polinice, Antigone ed Ismene, la famiglia del mulino bianco al completo. Fin qui, sembra anche che tutto possa andare per il verso giusto questa volta per il povero Edipo. Niente di più sbagliato. Dopo anni di tranquillità nel regno, la peste colpì Tebe e ovviamente quale sarebbe stata la prima cosa da fare? Consultare la Pizia, ormai era un vizio di famiglia. Anche questa volta, nessuna notizia positiva dall’oracolo di Delfi: la peste sarebbe cessata solo se fosse stata vendicata la morte del re Laio. Edipo, allora, da gran sovrano e ignaro della sua disgrazia incombente, disse che chiunque fosse stato ad uccidere Laio, sarebbe stato condannato all’esilio. Onde evitare di tornare ancora una volta dalla povera Pizia, Edipo decise di chiedere a Tiresia, famosissimo indovino, chi fosse il vero assassino; ma il povero Tiresia, che sapeva tutta la verità, cercò di aggirare l’ostacolo:
“Edipo, a dopo tuttu stu tempu, cu ti l’ava a diri cu fu? Banditi sicuru. Scordatillu e un ci pinsari chiù!”(10)
10.“Edipo, è passato tanto tempo, chi può dire chi sia stato? Banditi. Dimenticalo e non pensarci più!”
Ad Edipo questa parve una dichiarazione di colpevolezza e si convinse che gli assassini fossero Tiresia e Creonte, fratello di Giocasta. Allora, entra in gioco l’altra eccelsa mente reale: Giocasta, volendo dare ragione ad Edipo, disse che già tempo addietro Tiresia si era sbagliato, perché aveva predetto che Laio fosse ucciso dal proprio figlio e, invece, fu ucciso in un trivio, a lu biviu(11) per capirci, da alcuni banditi.
11.“Al bivo”
A quel punto, Edipo, facendo quattro conti, pensò che avrebbe anche potuto essere lui l’uccisore di Laio, ma era sicuro di non esserne il figlio. Il momento è critico, lo so, sarebbe stato più semplice seguire una puntata di Beautiful. Con un tempismo da fare invidia, giusto nel momento di massima tensione, nel quale Edipo era lì lì per prenotare un biglietto per il Messico di sola andata e Giocasta per strapparsi i capelli dalla disperazione, arriva un messo da Corinto che annuncia la morte di Polibo, quello che Edipo credeva fosse suo padre. Sospiro di sollievo, pensano tutti, profezia scampata. Assolutamente no. Il messo, portando la notizia della morte, disse anche che Edipo in realtà non era il vero figlio del re di Corinto, ma che era un trovatello. Rimettendo insieme i pezzi, non è difficile capire chi alla fine fu il vero uccisore di Laio. Capito il misfatto, Edipo, senza pensarci due volte, si accecò con una spilla e Giocasta si uccise. Un’intera famiglia sterminata. La storia di Edipo non finisce qui, potrei raccontarvi ancora molto altro, ma non voglio annoiarvi troppo.
Anche da Edipo ho imparato qualcosa: per quanto si voglia scappare dal proprio destino, dai propri sentimenti, dai propri problemi, non potremo mai scappare da noi stessi. Perché in fondo, se ci pensate, Edipo avrebbe potuto andare ovunque, ma il proprio destino lo ha sempre portato con se e di sicuro ne è stato il fautore.
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