Narciso
- Arianna Manto
- 12 mar 2018
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 14 mar 2018
Qualche giorno fa, mentre ascoltavo della musica, mi sono ritrovata a canticchiare un simpatico motivetto che forse molti di voi conosceranno: “Narciso, parole di burro nascondono un proverbiale egoismo delle intenzioni …”
Carmen Consoli, Parole di burro. Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima? Perché non raccontarvi di lui, il più bello tra i belli? E’ ovvio, parliamo di Narciso, il bello per antonomasia.

Narciso nacque da Lirìope, ninfa di acque dolci e Cefìso, divinità fluviale.
Già da bambino Narciso non aveva eguali per bellezza, occhi di stelle e capelli degni di Bacco. Troppo bello per essere vero. La madre, come un po’ tutte le mamme, ansiosa per il futuro del figlio, allora, decise di consultare un indovino. E chi se non il più famoso della Grecia? Tiresia.
Sapete già che un indovino non è mai chiaro nei suoi responsi, così, quando Lirìope chiese se il figlio avrebbe avuto o meno una lunga vita, l’indovino rispose:
“Se non conoscerà mai se stesso.”
Ma che avrà mai voluto dire questo tizio?
Intanto, Narciso cresceva bello e superbo, forte del suo meraviglioso aspetto.
Gli bastava fare un giro in agorà per far svenire ai suoi piedi decine di donzelle e giovinetti:
Guardatelo, è Narciso!Chi è beddu! – la folla in delirio!
Nessuno poteva resistergli. Oggi, quasi sicuramente, sarebbe stato il testimonial di una delle pubblicità che vediamo in tv: Narciso by Dolce & Gabbana, già lo vedo,fiero e aitante.
Purtroppo per lui, però, durante una battuta di caccia nei boschi perse i suoi compagni e fu proprio lì che la ninfa Eco se ne innamorò. Beh, la fanciulla aveva già avuto non pochi problemi; Era stata condannata da Giunone a ripetere sempre le ultime due parole di un discorso. Come avrebbe mai potuto dichiarare il suo amore al bel Narciso?
Il giovane smarrito urlava : “c’è qualcuno? “ Pregava che qualcuno potesse sentirlo, ma a rispondere c’era solo Eco: “qualcuno?” Se fosse stato Riberese, avrebbe anche pensato:
“ma chi jucamu a lu cuntu di li tri surdi?”[1]
[1] Modo di dire siciliano con il quale ci si riferisce ad una conversazione nella quale non si riesce a venire a capo di qualcosa, proprio come se fosse un discorso tra sordi.
Insomma, dopo svariate domande e ripetitive risposte, Eco uscì allo scoperto e si gettò tra le braccia di Narciso, ma quello proprio non ne vuole sentire, Sgomita e cerca di svincolarsi dalla sua presa ad ogni costo.
“Bedda matri, ma chi si mpiccicusa Eco! A bonu! A comu un ti siddia? Un ti vogliu, chi ti l’ha diri cu la banna?”[2]
[2] "Mamma mia, ma quanto sei appiccicosa Eco! Basta! Come fai a non stancarti? Non ti voglio, devo fartelo annunciare da una banda musicale?”
Allora, Eco fuggì nei boschi, si nascose e lì si consumò dal dolore fin quando di lei non restò che la voce. Se vi capita di trovarvi in un luogo aperto e silenzioso, chiamatela, vi risponderà.
Almeno per questa volta, il nostro Narciso riuscì a scamparla grossa.
Ma la perfidia e la superbia non pagano mai, e presto Narciso ne avrebbe conosciuto le conseguenze.
Sappiate che una donna umiliata e rifiutata è sempre una bomba ad orologeria, basta aspettare che scoppi. Quale miglior modo per vendicarsi, se non interpellare la dea della vendetta in persona?
“Oh Divina Nemesi, che possa innamorarsi anche lui di una persona che non potrà mai possedere”
questa la maledizione di una delle innumerevoli fanciulle da lui rifiutate.
Così, la maledizione si scagliò immediatamente sul povero Narciso che trovatosi a bere in una fonte dalle acque limpide vide la sua immagine riflessa e se ne invaghì. Così, cominciò a sussurrare parole dolci al proprio riflesso: “oh,ma come sei bello fanciullo della fonte, baciami, abbracciami. Io penso anche ad una versione siciliana e un po’ comica di Narciso:
Matri! Ma cu è stu beddu picciottu chi mi talia? Veni ccà cori mè, na vasata! Lu sensu mi sta facennu nesciri![3]
[3] Per i non siculofoni: “Mamma mia”! Ma chi è questo bel ragazzo che mi guarda? Vieni, cuore mio, un bacio! Mi stai facendo impazzire!
Passarono giorni, mesi, forse anche anni e il poveretto non riusciva abbracciare il suo adorato, non toccava né cibo né acqua. La morte sarebbe stata il suo unico conforto.
A trovare il suo corpo furono le Driadi, ninfe dei boschi, che vollero onorare la penosa morte del povero amante consunto dal dolore. Ma prima che il rogo per il corpo potesse essere allestito, quello era già scomparso. Al suo posto, un fiore: giallo nel mezzo e tutt’intorno petali candidi.
Morale della favola: non si vive di sola bellezza. Per dirla con Antoine De Saint Exupery “l’essenziale è invisibile agli occhi”.
Mai rincorrere falsi miti, mai innamorarsi di un bel corpo, se non è geloso scrigno di un gran cuore.
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