Pandora
- Arianna Manto
- 22 ago 2019
- Tempo di lettura: 4 min
Eccomi qui. Sono tornata, nettamente in ritardo ed a fine stagione, come un motivetto che ormai non si canta più. È stato un periodo lungo e faticoso, impegnativo, uno di quelli in cui ti sembra quasi di aver perso un po’ la voglia ed anche la speranza di raggiungere la meta prefissata. Insomma, non vi annoierò oltre, non è mica un confessionale! Ergo, a proposito di speranza vi presento la protagonista di questo racconto di fine estate: Pandora.

Molti di voi la conosceranno per il famoso vaso, non era una ceramista, ve lo spoilero già, ed il celebre oggetto non sarebbe di certo regalo gradito ad alcuno. Pandora fu la prima donna sulla terra, l’Eva dei greci, ed è giusto che voi sappiate che anche questa volta non siamo esenti da misogine affermazioni; Sebbene il nome significhi “tutto dono”, Pandora non fu per niente un dono, anzi, fu il frutto di una macchinosa vendetta da parte del borioso signore degli dei: Zeus. Per non mandarvi in confusione, partirò dal principio, ormai avrete imparato che non c’è un racconto che non si intrecci con un altro, la mitologia è tutta un enorme canestro ben lavorato ed io cercherò di guidarvi in queste fitte trame.
Prometeo, figlio del Titano Giapeto, primo Robin Hood della storia, aveva rubato il fuoco agli dei per riportarlo agli uomini, valintizza [1] che non passò inosservata agli occhi di Zeus che lo punì duramente e poi vi dirò come.
[1] letteralmente in siciliano sarebbe "atto valente", spesso utilizzato in maniera ironica in frasi come "e bravo, facisti sta valintizza", proprio per indicare la contrarietà della cosa.
Una volta punito Prometeo, bisognava dare una bella lezione anche a quegli stupidi mortali che avevano osato sfidare il nostro signore degli dei e adunatore di nubi. Così, pensa e ripensa a Zeus si illumina la lampadina:
Talè, sapiti chi vi dicu? Siccomu chisti su babbi precisi, ora ci creo na trappola perfetta, bella di fora e na bella rottura di cabbasisi di nintra (come direbbe qualcuno): na fimmina! [2]
[2] Guardate, sapete cosa vi dico? Dato che questi sono proprio scemi, adesso creo una trappola perfetta, bella fuori e una bella rottura di...dentro: una donna!
Così, Zeus ordinò ad Efesto, artigiano divino, di impastare, un po' come si fa per il pane, con acqua e creta una creatura bellissima, dai tratti divini, "un male di cui dovranno essere contenti, in modo che facciano festa al loro stesso male", ci dice Esiodo.
La nascita di questo nuovo essere vivente avrebbe dato di sicuro un gran bel da fare agli uomini, non tanto per la sua natura seducente ma impegnativa, quanto per il dono che Pandora portava con se. Il più stupido dei mortali Epimeteo, fratello di Prometeo, il cui nome significa "colui che riflette in ritardo", non tardò nel perdere la testa per quella mortale Afrodite e subito la fece sua sposa. A parte le prime liti coniugali, alle quali Epimeteo non era proprio abituato, Pandora portò con sè anche uno speciale regalo di nozze: un vaso che a detta di Zeus, amorevole donatore, non avrebbe MAI dovuto aprire.
Perciò, un giorno, intenta a rassettare e a dare un po' di grazia alla sua nuova dimora, si ricorda del vaso e la curiosità la assale:
Mah, e tira ca chiddu è padre degli dei, signore di tutti gli imperi e le galassie e po' talè chi regalo! Ed è talmente tantu tirchiu, ca pi nun dirimi ca è vacanti, mi dissi di non aprirlo mai mai mai...talè, ora lu grapu e ci mettu du cioccolattini, almenu lu usu! [3]
[3] Mah, nonostante sia il padre degli dei, signore di tutti gli imperi e le galassie, guarda un po'che misero regalo! Ed è così taccagno che per non dire che il vaso è vuoto, mi ha detto di non aprirlo mai mai mai...ma sai che ti dico, ora lo apro e ci metto due cioccolatini, almeno lo uso!
Et voilà, se per noi la curiosità è donna, per i greci da quel giorno, tutti i mali portarono il nome di Pandora, giusto per non farci mancare un tocco di sano maschilismo. Pestilenze, lutti, dolori, invasero la terra e tormentarono i mortali che prima di allora avevano vissuto nella bambagia. La donna fece in fretta a richiudere il vaso, ma i mali si erano già disseminati in ogni dove, l'ultima ad uscire per fortuna, con la dovuta calma, fu Elpis, la Speranza, che in mezzo a quel turbinìo di sciagure riuscì a ristabilire un po' l'equilibrio mancate, evitando agli uomini di vivere una vita terribilmente angosciante e piena di brutture.
Cosa mi sento di dirvi alla luce di questo racconto? In primis, vi consiglierei di non accettare mai caramelle dagli sconosciuti, come ha fatto Epimeteo, sì che a caval donato non si guarda in bocca, ma non è tutto oro quello che luccica; Occhio all'eccesso di curiositas, numerosi sono gli esempi mitici che ci ricordano quanto sia pericoloso; non utilizzate mai questa storia per penose affermazioni come "chi dice donna, dice danno" e sciocchezze varie, potrei impazzire! E in ultima istanza, mi sentirei di dirvi, banalmente, che la Speranza ha qualche problema con la puntualità, sembra non arrivi mai, ma arriva e rende tutto più sopportabile, perciò, se dovesse capitarvi di essere in sua attesa, so che è estenuante, ma temporeggiate un po', le serve tempo per farsi bella.
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