Scilla
- Arianna Manto
- 27 mar 2018
- Tempo di lettura: 4 min
Questa settimana voglio raccontarvi un mito tutto Siciliano.
Sulla via di ritorno verso casa, attraversando in volo lo stretto di Messina mi sono ricordata di quella vecchia leggenda che ho sempre sentito circa il tratto di mare che divide la Sicilia dalla Calabria: la storia di Scilla.

Anche questa volta parliamo di una bellissima ninfa che viveva sulle coste della Calabria ed era solita fare il bagno nelle acque di Messina; due bracciate, attraversava a nuoto lo stretto e oplà... una spiaggia privet solo per lei.
Durante uno dei suoi bagni si trovò davanti uno strano essere: metà uomo e metà pesce, Glauco, figlio di Posidone.
Da buona donna del sud immagino che Scilla abbia esclamato:
Oh! Ma cu è stu scostumato? attia, chi talii? Porco! Comu ti permetti? [1]
[1] Oh! Chi è questo scostumato? ehi tu, cosa guardi? Maiale! Come ti permetti?
E lui:
Oh bellissima Scilla! Un ti guastari, mi vidi malu cuminatu, ma iu ne ca sugnu pisci, iu figliu di un dio sugnu, di nobile stirpe! Mi hai folgorato... e chi si? la regina di la Sicilia? Sposami! Subito! [2]
[2] Oh bellissima Scilla! Non ti spaventare, mi vedi mal concio, ma io non sono un pesce, sono il figlio di un dio, di nobile stirpe! Mi hai folgorato, cosa sei? La regina della Sicilia? Sposami! Subito!
Scilla non riusciva a crederci, quella creatura per metà squamata diceva di essere un semidio, ma a lei non importava, quell'uomo la spaventava e non avrebbe voluto averci nulla a che fare.
Senti a mia, mezzu pisci maniaco, arrassu di cca! a nuddu vogliu! ma po, comu cu tia m'avissi a mettiri? Chi m'hanna a veniri li figli sardini? [3]
[3] Sentimi bene, mezzo pesce maniaco! Via da qui... io non voglio nessuno! Ma poi, perchè mai dovrei mettermi con te? Dovrebbero venirmi dei figli come sardine?
Glauco fu colpito al cuore da quelle parole. Preso dalla disperazione decise di rivolgersi alla più potente delle maghe, Circe, per richiederle un filtro d'amore da somministrare alla riluttante Scilla. Ma Circe si era già innamorata di Glauco e non avrebbe accettato un rifiuto, di sicuro non si fece commuovere dalle sue preghiere e gli propose un accordo.
Glauco, gioia, ma chi discursi fa? Chidda un ti voli e tu mi preghi pi falla innamorare? Tu ca si figlio di un dio ti duni di sutta cussì? Lassala stari a chissa e pigliati a mia, caro Glauco! Io figlia di Apollo e tu di Posidone, insieme faremo più successo di Fedez e la Ferragni! [4]
[4] Glauco, gioia mia, ma che discorsi fai? Lei non ti vuole e tu mi preghi di farla innamorare? Tu che sei figlio di un dio ti abbassi a questi livelli? Lasciala stare e prendi me come sposa, caro Glauco! Io sono figlia di Apollo e tu di Posidone, insieme faremo più successo di Fedez e la Ferragni!
Il semidio, però, ardeva d'amore per la bella Scilla e nulla lo avrebbe reso più contento che averla al suo fianco. Così, un po' come al gioco dei pacchi, rifiutò l'offerta di Circe e andò avanti. Ma voi pensate che Circe fu così arrendevole a questo rifiuto? Assolutamente no!
Fingendosi comprensiva e collaborativa, la maga preparò un miscuglio di erbe e radici da somministrare alla ninfa, non specificandone gli effetti.
Glauco pensava che quel filtro avrebbe fatto innamorare di lui Scilla, ma non aveva ancora idea di cosa lo attendesse.
Così, in un baleno, Circe attraversò le acque dello strettò e si recò in quella grotta dove Scilla era solita riposare e fare il bagno.
Nella piscinetta privata di Scilla versò l'intruglio terribile, consumando così la sua vendetta.
Quando la povera Scilla, ignara di tutto, si immerse in quelle acque, vide i fianchi deformarsi in spaventosi cani ringhianti, non potendo credere che quelle bestie appartenessero al suo corpo. La sua esistenza era ormai stata segnata: dal busto in su emergeva un meraviglioso corpo di donna dalle onde del mare, ma dai fianchi in giù mostruosi cani la reggevano in piedi.
Glauco, scoperto il misfatto, pianse giorni interi e si rimproverò per essere stato così stupido da aver creduto alla malvagia Circe.
Da quel giorno in poi, Scilla si rifugiò nell'antro e sfogò tutta la sua furia contro le navi passanti; in particolare, scagliò la sua sete di vendetta contro Ulisse, l'amato di Circe, e i compagni, diventando il mostro più temuto dai marinai.
Di Scilla si dice che dopo un po' fu tramutata in una roccia e da allora sempre evitata dai passanti.
Anche in questo caso avete visto gli effetti nefasti di un amore non corrisposto.
Così, l'unico consiglio che mi sento di darvi è di non farvi mai bruciare dalla fiamma di un amore non ricambiato. Chi non vi ama, chi non vi apprezza per come siete, non vi merita. Non esiste nessun filtro e nessun amuleto che possa cambiare le cose.
L'amore, quello vero, non risponde a filtri ed intrugli, non si induce nè si riduce; per dirla con le parole di Virglio: OMNIA VINCIT AMOR.
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